top of page

Bertinoro, luogo geniale.

Esistono luoghi la cui bellezza non è colta dagli occhi, né può essere definita declinandone le peculiarità artistiche o paesaggistiche o estetiche. Esistono luoghi la cui bellezza viene riconosciuta da alcuni, ma se a loro chiedi di raccontarne i dettagli questi esitano: non tentennano né vacillano, ma faticano a individuare dove risiedano le qualità di quei luoghi. Esistono luoghi che sono molto di più della somma delle loro parti, perché gli edifici e le vie, le piazze e le chiese, gli scorci e i viali alberati, i canti nascosti e i panorami, non riescono a spiegarne la bellezza.

 

Sono quei luoghi in cui ti accorgi di muoverti in silenzio, quasi trattenendo il fiato per non disturbare un equilibrio non compreso; ti guardi intorno provando a capire il perché di quella sensazione di benessere che ti avvolge; cerchi nella memoria i motivi di una inspiegabile intimità con quei luoghi, che ancora sconosciuti ti accolgono come fossi un amico, e poi divenuti familiari ti continuano a meravigliare.

 

Sono luoghi che definiamo "magici", perché non riusciamo a spiegare con la ragione la loro bellezza. Li definiamo "pittoreschi" per rispondere al bisogno di ricondurre una sensazione di piacevolezza a canoni artistici riconoscibili. Li definiamo "affascinanti" perché ci ammaliano quasi fossero stregati (di nuovo, la magia), ci attraggono e ci seducono come fossero posseduti da un fascinum, un maleficio. E ancora li definiamo "incantevoli" come se fossero dotati di una formula magica in grado di modificare la nostra coscienza.

 

Esistono luoghi in cui la storia non si è fermata ma ha invece lasciato i suoi segni con grazia: là dove la storia si è fermata i luoghi sono noiosi perché sempre uguali a loro stessi, conservati come una reliquia in una teca o come il viso di un divo che prova a nascondere le proprie rughe sotto il cerone. Esistono invece luoghi in cui il tempo scorre, e ogni giorno il tempo deteriora e rovina, ma ogni giorno apre a un presente in cui passato e futuro possano dialogare.

 

Non esiste un elenco di questi luoghi. Non esiste una associazione che riunisca i luoghi magici o affascinanti o incantevoli. Non esiste una definizione o una check list che ci aiuti a comprendere il luogo in cui ci troviamo. Esiste invece una forza che emana da alcuni luoghi, che non sapendo definire razionalmente ci fa ricorrere al "genius loci" della tradizione classica, che traduciamo goffamente come "luogo geniale": un po' per scimiottare espressioni di entusiasmi transalpini (c'est génial!) e un po' per alludere all'esistenza di uno spiritello, di una presenza che abita i luoghi conferendogli fascino, malia e incanto, carattere, forza e identità.

 

Bertinoro è per me un luogo geniale.

 

La collina su cui poggia non ha la dolcezza delle più celebrate colline Toscane, nè l'asprezza disperata di Civita di Bagnoregio. La Rocca non riesce a competere con le vicine romagnole, mancandole l'ariosità della piazza d'armi di San Leo, la possanza della Fortezza di Castrocaro, la sontuosità di Gradara. Il Palazzo Comunale risale al XIII secolo, ma di quegli anni non gli è rimasto granché, tanto che già a inizio '900 lo dicevano "deteriorato da restauri". La cattedrale non ha sagrato né facciata, e pare acquattata in attesa che il crollo del Palazzo Comunale le consenta di aprirsi alla Piazza. E poi quella Colonna delle Anella, icona dell'indole accogliente di un paese e di una regione intera, orgoglio di una tradizione secolare e immagine di una ospitalità quasi proverbiale, ma che in realtà affonda le proprie radici nella retorica fascista che quella Colonna ritrovò dopo 350 anni di oblio, e volle celebrare e far assurgere a simbolo. E ancora: il Monte Maggio che sovrasta Bertinoro con la sua croce quasi invisibile dentro un fascio di antenne, le porte di accesso al borgo ormai ostaggio del traffico veicolare, le sue mura nascoste e solo a tratti percorribili, le sue piazze indecise.

 

La somma di queste imperfezioni è Bertinoro, luogo geniale. Un luogo con un'anima e un carattere, con le rughe che raccontano la propria storia, con le pieghe e gli strappi di un libro antico ma ancora sfogliato e letto. A chi preferisce i paesi in carta patinata, sconsiglio questo pagine!

 

Chi scrive non è bertinorese. Non è neanche romagnolo. Chi scrive è un forestiero che, capitato per caso in questo paese, se ne è innamorato. Nel cuore di questo paese ho trovato una casa quasi cadente ma anch'essa con una genialità che mi ha catturato: nei tre anni trascorsi fra progetti e lavori ho sfogato il mio desiderio di essere cittadino di questo paese raccogliendo compulsivamente cartoline vecchie e antiche che mi aiutassero a comprendere Bertinoro, la sua storia, la sua evoluzione. Perchè una cartolina è qualcosa di più che un'immagine: è il racconto di un luogo, di come viene vissuto e interpretato nel tempo. Una cartolina è ciò che una comunità vuole fare conoscere di sé al “mondo”, le proprie bellezze e unicità. Una bella cartolina, così come una bella fotografia, sa cogliere l'anima del luogo che ritrae.

 

Oggi, finalmente bertinorese, voglio condividere i piccoli pezzi di storia che ho raccolto.

 

© 2023 by MORGAN ZACHS. Proudly made by Wix.com

  • Facebook Clean
  • Instagram Clean
  • Twitter Clean
  • Flickr Clean
bottom of page